L1/57 -  LASCIA  PURE  CHE …  

08 11 98

Lascia pure che l’uomo prenda droghe leggere, pillole per fare all’amore, pillole per il buonumore; che gli sportivi forzino la natura con il doping e che gli scienziati superbi mettano indelicatamente le mani sui meccanismi della vita.
Lascia pure che l’uomo accumuli per sé, che spenda, spanda e crepi piuttosto che aiutare; lascia pure che la donna scimmiotti l’uomo nel lavoro e abortisca se un figlio le rovina le vacanze o la carriera.
Lascia pure che l’omosessuale eserciti, che la coppia si diverta e sazi ogni appetito, che faccia figli in tarda età o non li faccia per niente, che divida la famiglia e disorienti la prole.
Lascia pure che gli sfaticati gridino lavoro! lavoro! e ottengano soldi a sbafo, che i sinistrati gridino casa! casa! ma tengano le braccia incrociate e che la sindacateria dia la pensione a tutti senza che se la siano guadagnata.
Lascia pure che gli insegnanti si arrendano agli scolari e alle pretese dei loro genitori, che il cittadino  diventi consumatore di programmi frivoli, interpelli i maghi, creda agli oroscopi e  speri nelle lotterie.
Lascia pure che le banche, le assicurazioni e le grosse industrie arricchiscano a dismisura, che i giornalisti e gli operatori della comunicazione manipolino l’informazione, che la pubblicità racconti bugie a fini commerciali e che i preti addolciscano e snaturino il messaggio cristiano illudendosi di renderlo più appetibile.
Lascia pure che l’uomo non riconosca alcuna trascendenza, che ritenga Dio un’idea vecchia, adatta a persone deboli ed ignoranti e dichiari la società laica più evoluta e progredita di quella tradizionale.
Lascia pure …, tanto, non si sfugge alle conseguenze delle azioni, e già le istituzioni cadono a pezzi, la corruzione viaggia in doppiopetto, la criminalità dilaga, il cittadino ha sfiducia nella politica, la bella gente è piena di problemi e perennemente insoddisfatta; crescono la disoccupazione, la tossicodipendenza, lo stress, il disagio sociale, la solitudine, la noia, le malattie, i suicidi ecc.
Niente paura! I governi hanno sùbito pronti i rimedi:  aumentano i poliziotti, i giudici, le carceri, i finanzieri, i vigili,  gli ospedali, gli psichiatri, i burocrati, le authority, le distrazioni, gli spettacoli ecc. Ma il rimedio è peggiore del male!
Niente di nuovo, dice la Storia; già una miriade di civiltà, di ideologie, di imperi, che sembravano ben pensati e ben fondati, sono finiti male. Il benessere materiale era cresciuto, la libertà dei costumi aumentata, gli uomini si erano emancipati dal sacro, avevano scoperto i lumi della ragione, avevano sviluppato nuove teorie sociali, ma, proprio all’apice dello splendore, dovettero registrare la loro fine. L’Impero Romano non cadde per la forza dei barbari, ma perché, dopo la gloria, si era abbandonato alla corruzione ed era ormai completamente marcio. E di fresco, il Comunismo Sovietico addirittura crollò da solo, perché era esausto. E la Rivoluzione Francese non fu forse provocata dalla degenerazione dei costumi della corte, dei nobili e del clero? E le figlie di quella rivoluzione, le nostre democrazie, non stanno facendo la stessa fine? Chi per un verso e chi per un altro, tutti si trovarono e si trovano alle prese con la stessa confusione che colpì la costruzione dell’antica torre di Babele. In quel caso i problemi erano sorti perché l’uomo aveva confidato troppo nell’uomo e si era scordato di Dio, ma a ben guardare, quel motivo è ricorrente e dura anche ai giorni nostri. Anche Sodoma e Gomorra, dimentiche di Dio, si abbandonarono ad una corruzione gravissima e perirono. Anche gli ebrei, appena tratti dall’Egitto, preferirono il vitello d’oro al loro Dio e vagarono per quarant’anni nel deserto prima di essere di nuovo degni di averlo come alleato. Anche Gerusalemme fu esortata più volte dai profeti ad osservare i comandamenti e per rinsavire dovette trascorrere settant’anni a Babilonia in schiavitù.
Nessun regno, impero, principato, califfato, dittatura o repubblica del passato durarono a lungo; tutti snobbarono Dio e tutti furono attaccati e devastati dal medesimo cancro. Fino all’ultimo nessuno volle mai ammettere di aver fatto crescere un tumore, ma il cancro, senza scherzare, aveva lavorato per il becchino.
Non è alla moda parlare di Dio e tanti fanno una smorfia quando lo sentono nominare, però Dio vede i ripetuti insuccessi dell’uomo e vuole aiutarlo rivelandogli la verità. Sì, la verità, perché l’uomo è “daltonico” e crede bene ciò che è male e insiste a passare col rosso (che vede verde) e continua a farsi male. Quel “difetto alla vista” fu contratto all’origine, ed ora, senza una guida, l’uso della libertà è pericoloso. Sul Sinai Dio ha dettato il Decalogo, legge che non obbliga nessuno, che non limita la libertà di nessuno, ma che avverte: attento, non fare questo, perché tu credi di ottenere risultati positivi, invece ti farai male. E per mezzo di Gesù, Dio ha rivelato la pienezza della verità; ed anche questa non obbliga nessuno, solo consiglia: se ti preme trovare la gioia piena, non perdere tempo in altre cose, applica la legge dell’amore.
È fondamentale conoscere la verità, cioè vederci chiaro, perché solo allora si potrà essere veramente liberi di scegliere.
“Conoscerete la verità e la verità vi farà liberi” dice l’evangelista. (Gv. 8,32)
L’uomo che non conosce la verità è come una mosca cieca che si esalta per la potenza delle sue ali: più vola, più si fa male; è come una macchina ad alta tecnologia senza manuale per l’uso: subirà danneggiamenti; è come un malato che, non conoscendo la virulenza della sua malattia, voglia curarsi da solo: peggiorerà le sue condizioni e contagerà anche gli altri.
Dopo tutte le guerre tra persone, tra gruppi e tra nazioni che la Storia ci ha raccontato, dopo tutte le insoddisfazioni e i fallimenti registrati sulla propria pelle, dovrebbe essere chiaro che l’uomo è incapace di guidare sé stesso con profitto, e a poco valgono l’intelligenza e l’astuzia personale, e insufficienti sono le leggi elettorali, le costituzioni, i governi e i partiti politici. Ognuno crede di essere più evoluto degli altri ed è sicuro di potercela fare senza ricorrere all’idea debole dell’esistenza di Dio, ma per quanto si perfezioni non raggiungerà mai la sufficienza, perché, per funzionare bene, gli manca qualcosa di fondamentale che è esterno a lui. Se l’uomo è bacato e lo si adopera per costruire una società, si otterrà un baco gigante; se lo si paragona ad un mattone, quel mattone è crudo e la sua fragilità farà crollare ogni grande costruzione.

Se l’uomo si approva egoista, così com’è, non ha futuro. L’egoista è uno che strappa e porta a casa ogni erba, anche tenera, dicendo: “Meglio piccola per me che grande per gli altri.” L’altruista invece è uno che semina e pianta. È evidente che il primo sarà attorniato dal deserto e il secondo da un’abbondante vegetazione. Basta cambiare l’atteggiamento degli uomini perché la società migliori. È sufficiente affiancare all’uomo ciò che lo completa, ciò che guida la mosca, che snida il baco; allora, qualunque sia la forma di governo, l’uomo formerà una società sana, anzi, il potere imposto dall’alto sarà superfluo. E se questo “qualcosa” cuoce i mattoni, questi si potranno disporre a piacere e ottenere costruzioni robuste e ardite.   […]